Premessa
“Essere o non essere è un coltissimo equivoco, poi cogito ergo sum un po’ poco.
Forse costanza di pensiero e visione interiore sono alla base della stima di sé.
Ma io trascorro ore intere sulla sponda di un fiume, in inutile dominio di me,
come una nobile sfinge sui misteri del mondo come un personaggio di Pessoa.”
Quel “cogito ergo sum un po’ poco” ha sempre lasciato fin troppe porte aperte, fin troppe interpretazioni. Un po’ poco, sì, ma riferito al sum o al cogito? Riferito a uno alla volta o a entrambi? E, casomai sia riferito solo a uno, sempre o qualche volta o qualche volta uno e qualche volta l’altro?
Lettera
Beh… Dopo tanto cogitare sono giunto alla conclusione che le parole sono belle proprio perché spesso ci fanno porre domande che non avranno mai una risposta univoca e questo ci dà la possibilità di interpretarle in maniera del tutto personale.
A volte, le parole e le frasi che portano in dote, sono come i volti in un libro, per quanto possa essere bravo l’autore, non riusciremo mai a vedere lo stesso viso di un altro lettore.
Nel mio piccolo credo che possiamo essere pensanti e non pensanti, possiamo essere essere o non essere e possiamo farlo in ogni istante, in nessuno o solo in alcuni. La mente muta, le esperienze fanno cambiare idee e concezioni, le mamme dei giovanili ciarpami sono sempre e comunque incinte e le pizze 4 stagioni stanno diventando démodé.
Cogito? Sum? Poco? Non importa, l’importante è contaminarsi dei giusti pensieri che potrebbero farci essere qualcosa di più buono domani.